è il mantenere una persona in situazione di paura in modo che ubbidisca a tutto senza fiatare. Il maltrattatore con gli sguardi, i silenzi, il tono della voce crea un clima di tensione e terrore, nella casa sembra sia scesa una nuvola nera, le frasi tipiche possono essere: “non farmi perdere la pazienza altrimenti…”,“lamentati e poi vedrai…”,“io sono l’uomo quindi quello che comanda e devi ubbidire!”
inizia la fase in cui l’uomo per fare della donna ciò che vuole inizia a screditarla tra amici e parenti, a litigare con gli stessi in modo che lei non abbia possibilità di confidarsi con altri di quanto le sta accadendo. La solitudine diventa la sua condizione e perde ogni punto di riferimento e di confronto. L’agire del maltrattatore è lo stesso del predatore che isola la preda prescelta per farne ciò che vuole: “se tu mi amassi non avresti bisogno degli altri”, “le tue amiche sono delle p. tanto che ci provano con me”, “la tua famiglia deve stare fuori da casa mia, se li trovo qua dentro facciamo i conti”
è la distruzione del senso di sé che può avere una donna, è spogliarla della dignità e di tutte le sue capacità di autovalorizzazione. L’agire del maltrattatore in questa fase mirata all’annullamento della donna è costante e continuo: “non sei capace di nulla”, “questa pasta fa schifo”, “a me il tuo stipendio che altrimenti tu butti via i soldi”,“guardati nello specchio hai un fisico ributtante”,“non capisci niente hai il cervello di una gallina”
è il momento in cui la donna diviene prigioniera del compagno. Già isolata dagli altri, spesso è costretta a rimanere sola in casa, con la forza o chiusa a chiave, e controllata a vista, spesso non ha la possibilità di utilizzare il telefono. Ormai isolata senza la possibilità di chiedere aiuto o di confrontare il suo ménage familiare con gli altri la donna inizia le prime fasi della depressione deve accettare tutto quanto l’uomo le impone: “devi scrivermi tutto quello che fai e ovunque vai”,“se ti allontani io ti troverò sempre e la paghi! Tu e anche i tuoi”, “non toccare il telefono altrimenti vedi, io ti controllo”,“stai attenta che i vicini mi raccontano tutto”
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5. Aggressione fisica e sessuale
comincia lentamente, inizialmente attraverso le urla, le spinte, la distruzione di oggetti, poi arrivano agli schiaffi, le botte, i pugni, le bruciature di sigarette, le aggressioni con oggetti o armi fino al tentato omicidio. Inoltre le donne sono costrette ad avere rapporti sessuali con l’uso della forza o con ricatti psicologici. Per quanto possa essere rivoltante le botte arrivano con la prima gravidanza. Le ingiurie sono le stesse di sempre, ma ora: “sei incapace di imparare, ti devo picchiare perché tu capisca qualcosa”,“guarda quanto mi hai provocato”, “guarda cosa mi hai costretto a fare”,“se non fai come dico io ti ammazzo!”, “se vai dalla polizia io ti ammazzo e con te chiunque ti aiuti”,“vai vai dalla polizia, chi vuoi che ti creda… dico che ti ha picchiato l’amante”.
Uscendo sul terrazzo dopo le botte, per salvaguardarsi dai giudizi deivicini l’uomo urla: “sei un’ubriacona, non fai altro che cadere”
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6. False riappacificazioni
è il momento più tragico per la donna maltrattata, quello in cui il maltrattatoreconscio che la compagna non regge più lo stress e rischia di suicidarsi e di ribellarsi, artificiosamente modifica totalmente il suo comportamento facendosi improvvisamente dolcissimo amante. A questo punto la donna si illude che sia cambiato, “guarito”, raduna di nuovo speranze e illusioni,e poi invece all’improvviso ritorna la violenza, ed è proprio questo crudele alternarsi che dà vita nella donna alla psicopatologia.
“perdonami ero impazzito”, "sei la cosa più importante per me”, “se mi lasci io mi suicido”, “devi capire, ero esaurito”, “perdonami avevo paura che tu mi lasciassi, ero geloso”, “facciamo un figlio, vedrai che marito e padre sarò”
“ti prometto che cambierò, non sono io”, “vedrai ora vado dallo psicologo, lui mi guarirà e avremo una vita felice”
gli eventuali figli vengono utilizzati come strumenti di ricatto per trattenere la donna, minacciandola di sottrarglieli, sia utilizzando la condizione psicofisica in cui l’ha ridotta (lui ovviamente non essendo stato maltrattato può mostrare un’ottima facciata) sia facendo pressione sul “valore” della famiglia a tutti i costi.
“guardati come sei ridotta, a chi credi che il tribunale assegnerà i bambini”
“sei un nulla, dimostra che li puoi mantenere con quellamiseria di stipendio che hai”, “parla pure, vedremo se i servizi sociali ti crederanno”
“sei un’incapace, non sei stata capace di fare funzionare il nostro matrimonio figuriamoci se sarai capace di allevare i figli”, “a chi pensi creda la magistratura, a una larva come te, il mondo è degli uomini, siamo noi i vincenti, ti porterò via i figli e non li rivedrai mai più”, “non puoi strapparli al loro papà, hanno bisogno di me”, “sei solo un’egoista, non pensi ai bambini e alla famiglia”